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Pesaro 26/10/2024. Renato Fiacchini in arte Zero, "marchigiano per metà", che ha trascorso le sue estati di gioventù a Villa d'Aria di Serrapetrona (MC) nei luoghi di nascita di suo padre Domenico, undicesimo figlio di una famiglia umile di contadini e pastori e che "mi ha trasmesso i valori di questa semplicità, quelli sani di questa terra bellissima", dice Renato, "un padre incredibile di cui porto l'eredità morale e spirituale". Ogni concerto nelle Marche è per Renato l'occasione di ricordare, ma anche di rivendicare le proprie origini. Domenico Fiacchini era un uomo di umili origini emigrato a Roma per diventare poliziotto, e che, a metà degli anni '60, vedeva questo giovane, bizzarro e colorato figlio, nascondersi nei portoni della borgata capitolina per cambiarsi d'abito. "Una volta mi vide uscire di casa con una busta della spesa che conteneva i miei boa di struzzo, i lustrini e tutto quello che mi mettevo addosso per affrontare la strada a modo mio, appena svelatogli il contenuto, mi disse - tu da domani esci di casa vestito così, non voglio che ti nascondi per cambiarti, devi essere ciò che ti senti di essere - e per me è stato un grosso sostegno per affrontare quella strada così piena di insidie" dice Renato di papà Domenico. In un'epoca in cui ancora fatichiamo a superare determiminati tabù, pensare alla modernità di pensiero e l'apertura mentale di un uomo venuto dalla campagna marchigiana, decreta anche la sua stessa grandezza. Eravamo a metà degli anni '60 ovvero circa sessanta anni fa. "Avreste mai pensato che a Domenico, partito da questa terra per fare il poliziotto a Roma, gli poteva capitare un figlio così?!?!?" ha scherzato Renato sul palco del palas pesarese, "Mantenete questa terra così, con i suoi valori, la sua fierezza e la serenità d'animo che anche questa sera mi sta donando". Renato Zero, a 74 anni appena compiuti, è come quelle bottiglie di vino rosso che invecchiano maturando il loro valore e pregio. A ogni nuovo concerto la bottiglia viene aperta e esce un contenuto sempre migliore. Il tempo è un grande alleato. Uno dei suoi brani più iconici, Vivo, stappa l'esibizione pesarese e la scaletta di questo Autoritratto Tour, le emozioni, manco a dirlo, salgono subito all'apice. Tre ore in scena, senza alcuna flessione, con una voce calda, possente e intensa come non mai...alla faccia dell'autotune, una band magistrale capitanata da Danilo Madonia, i ragazzi del coro, tra cui una figlia di Mario Biondi truccata come il Renato di Zerofobia, ai quali delega di cantare e far ballare sulle note di Madame, Mi Vendo, Triangolo e Baratto, a voler consegnare ai posteri i suoi primordiali successi ancora attuali. Il megaschermo alle sue spalle aiuta a cogliere le espressioni del suo viso, le sue emozioni e anche i suoi momenti di commozione, oltre a proiettare immagini stilizzate, altre prese dal suo passato, e quelle del suo splendido pubblico a far da base all'ennesima dichiarazione d'amore del recente brano Cuori Liberi, "io ti aspetto sempre quì, siamo simili, stessi battiti, cuori liberi", la conferma ormai eterna di un rapporto che va oltre il palco e la musica tra l'artista e il suo pubblico, multigenerazionale e fedelissimo. La scaletta spazia tra grandi classici: Manichini, Potrebbe essere Dio, Cercami, Nei Giardini che nessuno sa, Il Jolly, Per non essere così, e brani poco presenti in precedenti live, menzione particolare per Via dei Martiri che concede alla band un po' di anima rock e la stupenda D'Aria e di Musica. Sulle note di Amico, lasciata cantare al pubblico, Renato scende tra la sua gente e lì l'emozione sua e dei presenti arriva alle stelle. Prima del finale si siede sulle scalette del palco per un parlato, e alla fine scatta la natura scherzosa di Renato, "vieni quì tu che sei un omone, aiutami ad alzarmi" e il corpulento "Giuseppe con la faccia da Giuseppe" si guadagna un abbraccio e un "ti voglio bene" aiutando Renato a rimettersi in piedi senza che sicuramente ne avesse bisogno. Il finale è di quelli da brividi e che ti fanno venir la voglia di tornare al più presto ad assistere a un altro concerto, Il Cielo, con il palas illuminato dalle torce dei telefonini e il bis con I Migliori Anni della Nostra Vita. Le lacrime dell'artista e del pubblico hanno anche questa volta ribadito che l'amore tra Renato e i suoi fans è indissolubile e i suoi concerti sono sempre un momento magico e artisticamente elevato. Anche questo vino è stato buonissimo, alla prossima bottiglia signor Fiacchini.
Redazione www.nonsoloevntimarche.it
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